Gli oli esausti rappresentano una categoria di rifiuti speciali pericolosi che, se non gestiti correttamente, possono causare gravi danni all’ambiente, inquinando suolo, acqua e aria..
La corretta gestione degli oli esausti è un impegno fondamentale per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Conoscere cosa sono gli oli esausti, come smaltirli correttamente attraverso i canali appropriati e comprendere il quadro normativo di riferimento sono passi essenziali per contribuire a un futuro più sostenibile.
Sia i cittadini che le aziende hanno un ruolo centrale nel garantire che questo rifiuto pericoloso venga gestito in modo responsabile, trasformando un potenziale problema in una risorsa preziosa e, al riguardo, informarsi presso il proprio comune e affidarsi a canali di raccolta autorizzati sono le azioni più importanti che ognuno può intraprendere.
Il termine olio esausto si riferisce a diverse tipologie di oli che hanno perso la loro funzione originaria a seguito del loro utilizzo. Principalmente, si possono distinguere due categorie principali.
La prima è relativa agli oli minerali usati, derivanti dalla raffinazione del petrolio e sono impiegati principalmente come lubrificanti in motori di autoveicoli, macchinari industriali, sistemi idraulici e trasmissioni. Dopo un certo periodo di utilizzo, questi oli si contaminano con residui metallici, polveri, acqua e altre sostanze, perdendo le loro proprietà lubrificanti e diventando per l’appunto “esausti”.
La seconda è invece quella degli oli vegetali e animali esausti, che comprendono, come suggerisce il nome, gli oli e i grassi di origine vegetale o animale utilizzati principalmente in ambito domestico e nella ristorazione per la cottura degli alimenti (frittura, cottura in padella, ecc.). Anche questi oli, dopo l’uso, si degradano e non sono più idonei al consumo o al riutilizzo alimentare.
È importante sottolineare che entrambe le categorie di oli esausti, pur avendo origini diverse, condividono la caratteristica di essere rifiuti pericolosi per l’ambiente se dispersi in modo incontrollato.
La pericolosità degli oli esausti deriva principalmente dalla loro composizione chimica e dalle conseguenze del loro smaltimento improprio.
Anche piccole quantità di olio esausto, infatti, causano l’inquinamento idrico, in quanto possono contaminare enormi volumi d’acqua, rendendola non potabile e dannosa per la flora e la fauna acquatica. L’olio forma una pellicola impermeabile sulla superficie dell’acqua, impedendo l’ossigenazione e portando alla morte degli organismi viventi. Inoltre, alcune sostanze presenti in questi rifiuti possono essere tossiche per gli ecosistemi acquatici.
Per quanto riguarda il suolo, versare olio esausto sul terreno lo rende impermeabile, ostacolando la crescita della vegetazione e contaminando le falde acquifere sottostanti. Le sostanze chimiche presenti possono persistere per lungo tempo, rappresentando un rischio per la salute umana attraverso la catena alimentare.
Inoltre, la combustione incontrollata degli oli rilascia nell’atmosfera sostanze inquinanti e gas serra, contribuendo all’inquinamento dell’aria, al cambiamento climatico e causando problemi respiratori.
Infine, l’olio esausto versato nelle tubature può ostruirle e danneggiare gli impianti di depurazione, causando costi aggiuntivi per la collettività e problemi alle infrastrutture.
Lo smaltimento corretto degli oli esausti è un gesto di responsabilità ambientale che coinvolge sia i privati cittadini che le attività produttive.
Per i privati cittadini, ci si deve affidare ai centri di raccolta comunali (CCR) o isole ecologiche, che la maggior parte dei comuni mette a disposizione della comunità, dove è possibile conferire gratuitamente diverse tipologie di rifiuti speciali, inclusi gli oli esausti domestici (sia minerali che vegetali).
Inoltre, alcuni rivenditori di olio motore offrono il servizio di ritiro dell’olio usato al momento dell’acquisto del nuovo e, al riguardo, è bene informarsi presso il proprio meccanico o negoziante di fiducia.
In alcune aree, infine, possono essere presenti punti di raccolta dedicati agli oli vegetali esausti presso supermercati o altre attività commerciali.
Per le attività produttive, come officine, ristoranti, aziende e industrie, è presente una normativa specifica che stabilisce procedure più rigorose per il loro stoccaggio e smaltimento.
Generalmente, devono stoccare gli oli esausti in contenitori idonei e sicuri, a tenuta stagna, resistenti agli agenti chimici e chiaramente identificati, per poi affidare la raccolta e lo smaltimento a ditte specializzate e autorizzate: Queste aziende sono in possesso delle autorizzazioni necessarie per il trasporto e il trattamento di questi rifiuti pericolosi, garantendo un corretto recupero o smaltimento.
Infine, le imprese devono tenere un registro di carico e scarico degli oli esausti, che permette di tracciare la movimentazione dei rifiuti e di dimostrare la corretta gestione.
La gestione degli oli esausti in Italia è regolamentata da una serie di normative, tra cui il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Testo Unico Ambientale), che definisce gli oli usati come rifiuti pericolosi e stabilisce i principi fondamentali per la loro corretta gestione.
In particolare, la legge prevede il divieto di abbandonare, scaricare o smaltire in modo incontrollato gli oli esausti e l’obbligo per i detentori (sia privati che aziende) di consegnare gli oli esausti a soggetti autorizzati alla raccolta, al trasporto e al trattamento.
A questo si aggiunge la responsabilità dei produttori e degli importatori di oli lubrificanti di promuovere sistemi di raccolta e gestione degli oli usati, così come l’istituzione di consorzi obbligatori per la gestione degli oli usati (come il CONOE – Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati), un ente che ha la responsabilità nel garantire la raccolta e il corretto trattamento di questi rifiuti su tutto il territorio nazionale, attraverso una rete di aziende autorizzate.
Come intuibile, sono previste sanzioni amministrative e penali per chi non rispetta le disposizioni normative, che possono variare a seconda della gravità dell’infrazione e della quantità di olio smaltito illegalmente.
Per quanto riguarda gli oli vegetali e animali esausti, la loro gestione è disciplinata da normative specifiche a livello regionale e comunale, che spesso prevedono la creazione di sistemi di raccolta differenziata e il loro avvio a processi di recupero, come la produzione di biodiesel o di saponi industriali.
È importante sottolineare che gli oli esausti non sono solo un rifiuto da smaltire, ma rappresentano anche una preziosa risorsa se correttamente trattati.
Attraverso processi di rigenerazione e raffinazione, gli oli minerali usati possono essere riportati ad avere caratteristiche simili a quelle degli oli nuovi, con un significativo risparmio di risorse naturali ed energia, mentre gli oli vegetali esausti, come accennato, possono essere trasformati in biodiesel, un biocarburante rinnovabile, o in altri prodotti industriali, come ad esempio saponi.