La Puglia, una terra di straordinaria bellezza e antichissime tradizioni, si trova a confrontarsi con una delle sfide ambientali e sanitarie più complesse dei nostri tempi: la presenza di diossina, un inquinante, invisibile e insidioso, che ha sollevato preoccupazioni serie, in particolare in alcune aree a forte vocazione industriale, sulla falsariga dell’amianto che, come noto, è stato bandito oltre 30 anni fa.
La sua persistenza nell’ambiente e i comprovati rischi per la salute hanno reso necessario un approccio sistemico e interventi di bonifica di grande impatto.
Ma cosa si intende per diossina e qual è la situazione sul territorio pugliese, quali i rischi documentati per la salute e le azioni intraprese per mitigarne la presenza?
Le diossine sono un gruppo di composti organici persistenti, noti scientificamente come policlorodibenzo-p-diossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF). Non vengono ovviamente prodotte intenzionalmente a scopo commerciale, ma si formano involontariamente durante processi termici come la combustione incompleta di sostanze organiche, in presenza di cloro.
In Puglia, la loro diffusione è storicamente e inequivocabilmente legata alle attività industriali pesanti. Il caso più emblematico è senza dubbio quello di Taranto, dove per decenni le emissioni degli altiforni e dell’area a caldo dell’ex stabilimento ILVA, hanno disperso diossine e altre sostanze inquinanti nell’aria, nel suolo e nell’acqua. Le emissioni hanno creato un’ampia area contaminata che si estende ben oltre il perimetro industriale, interessando quartieri limitrofi, terreni agricoli e pascoli.
Il capoluogo ionico tarantino, come appena detto, rappresenta il centro del problema diossina in Puglia. Le indagini dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Puglia (ARPA Puglia) e dell’Istituto Superiore di Sanità hanno confermato la presenza di diossine nel suolo, nell’aria e nella catena alimentare, in particolare in alcune zone agricole e di allevamento vicine all’area industriale.
In particolare, il quartiere Tamburi, situato a ridosso della fabbrica, è stato a lungo al centro di dibattiti e studi per l’elevata esposizione della popolazione. La contaminazione si è accumulata nel tempo, fissandosi nel sottosuolo e nelle acque, influenzando la qualità di prodotti agricoli e animali. Il governo italiano ha perimetrato l’area come Sito di Interesse Nazionale (SIN), riconoscendone la gravità e la necessità di interventi straordinari di bonifica e riqualificazione ambientale. La complessità della contaminazione è data dal fatto che le diossine, a causa della loro persistenza, tendono a rimanere nell’ambiente per lungo tempo e ad accumularsi nei tessuti grassi degli organismi viventi (lipofilia).
L’esposizione alla diossina è riconosciuta a livello internazionale come un grave rischio per la salute. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato una delle forme più tossiche, la 2,3,7,8-TCDD, come cancerogena certa per l’uomo.
Gli studi epidemiologici condotti dell’ISS e da altre istituzioni scientifiche nell’area di Taranto hanno evidenziato una maggiore incidenza di patologie tumorali, in particolare a carico del sistema respiratorio, oltre a un aumento di patologie cardiovascolari e respiratorie non neoplastiche. Gli effetti sulla salute, tuttavia, non si limitano al cancro. Le diossine sono note per agire come interferenti endocrini, con potenziali effetti negativi sul sistema immunitario, sul sistema riproduttivo e sullo sviluppo neurologico e comportamentale, specialmente nei bambini e nei nascituri.
Questi dati hanno spinto le autorità sanitarie a emettere specifiche raccomandazioni per la popolazione, in particolare per i residenti nelle zone più esposte, in merito all’alimentazione e alla prevenzione.
Di fronte a una criticità ambientale così complessa, le azioni di bonifica sono diventate una priorità. La decontaminazione di un SIN come quello di Taranto è un processo lungo, costoso e tecnicamente impegnativo.
Gli interventi di bonifica del sottosuolo prevedono diverse tecniche, a seconda del livello e del tipo di contaminazione. Si va dalla rimozione e smaltimento del terreno più inquinato, alla stabilizzazione in situ per immobilizzare le sostanze tossiche, fino alla realizzazione di coperture superficiali (capping) per isolare l’area e impedirne la dispersione.
Parallelamente, sono necessari interventi sulle acque, in particolare sulle falde acquifere, per evitarne l’ulteriore contaminazione. Le acque sotterranee vengono monitorate e, se necessario, trattate con sistemi di barriera idraulica e fitodepurazione, che sfruttano le proprietà di alcune piante per assorbire e metabolizzare gli inquinanti. Tutti questi interventi sono coordinati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in collaborazione con la Regione Puglia e le autorità locali, con l’obiettivo finale di ripristinare le condizioni di sicurezza ambientale e sanitaria.
La battaglia contro la diossina in Puglia non è affatto conclusa, anzi. La bonifica dei suoli e delle acque è un processo che richiede anni, investimenti costanti e la presenza di aziende specializzate e certificate.
Per questo, il monitoraggio ambientale è fondamentale e viene svolto in modo continuativo da ARPA Puglia. Si monitora la qualità dell’aria attraverso centraline e la contaminazione dei terreni e dei prodotti agricoli con campionamenti regolari.
Allo stesso modo, la prevenzione continua a giocare un ruolo essenziale. Le nuove normative europee ed italiane impongono limiti più stringenti per le emissioni industriali, con l’obiettivo di evitare ulteriori contaminazioni e, parallelamente, la sorveglianza sanitaria della popolazione esposta è un’altra azione prioritaria, per valutare gli impatti sulla salute e mettere in atto azioni di prevenzione mirate, in quanto la diossina rimane un esempio emblematico sulla necessità di bilanciare lo sviluppo industriale con la tutela dell’ambiente e della salute pubblica, elementi che la Puglia sta cercando di portare avanti con determinazione e responsabilità, avendo sempre come riferimento una sinergia tra autorità competenti, aziende e collettività.