La gestione dei rifiuti rappresenta un elemento centrale in ottica di sostenibilità ambientale e la salute pubblica. In questo contesto, i piani di gestione dei rifiuti si configurano come gli strumenti fondamentali per definire strategie, obiettivi e azioni volte a minimizzare la produzione di rifiuti, massimizzare il loro recupero e smaltire in modo sicuro ciò che non può essere riutilizzato o riciclato.
Ma cosa sono esattamente questi piani e quando la loro elaborazione diventa un obbligo normativo?
Un piano di gestione dei rifiuti è un documento programmatico che delinea le strategie e le misure da adottare per la gestione dei rifiuti all’interno di un determinato ambito territoriale (a livello nazionale, regionale, provinciale o comunale) o di una specifica organizzazione (aziendale o di altro tipo). Basandosi sui principi della gerarchia dei rifiuti – prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di altro tipo (inclusa l’energia) e, in ultima istanza, smaltimento –, il piano definisce diversi aspetti del processo.
La prima è l’analisi della situazione esistente, attraverso una valutazione dettagliata della produzione di rifiuti, delle infrastrutture di gestione disponibili, delle criticità e dei punti di forza del sistema attuale.
Si passa poi agli obiettivi di gestione, ovvero traguardi quantificabili e misurabili in termini di riduzione della produzione, aumento del riciclaggio, diminuzione del ricorso alla discarica e miglioramento della qualità dei rifiuti raccolti.
All’interno del documento vengono poi esplicitate le misure e le azioni da intraprendere, con interventi specifici per raggiungere gli obiettivi prefissati, che possono includere campagne di sensibilizzazione, implementazione di sistemi di raccolta differenziata, sviluppo di impianti di trattamento e recupero, promozione dell’economia circolare e misure di prevenzione, e si definiscono le responsabilità, individuando i soggetti coinvolti nell’attuazione del piano (enti pubblici, aziende, cittadini) e dei loro rispettivi ruoli.
Infine, si predispone un sistema di monitoraggio e valutazione, evidenziando le modalità per verificare l’efficacia delle azioni intraprese e l’andamento verso il raggiungimento degli obiettivi.
Partendo dal contesto europeo, a disciplinare i suddetti piani, c’è una legge fondamentale, la Direttiva Quadro sui Rifiuti (2008/98/CE), che è stata poi aggiornata dalla Direttiva (UE) 2018/851. Questa direttiva rappresenta un po’ la “bibbia” della gestione dei rifiuti a livello comunitario. Stabilisce chiaramente che tutti gli Stati membri dell’Unione Europea devono redigere dei piani di gestione dei rifiuti che abbiano una copertura totale del loro territorio, una sorta di “mappa” strategica che abbraccia l’intera nazione. Questi piani, per essere validi, devono seguire i principi cardine della gerarchia dei rifiuti di cui abbiamo parlato in precedenza.
Ma non finisce qui. La direttiva europea specifica anche cosa questi piani debbano contenere. È necessario, per esempio, fare un’analisi approfondita di come vengono gestiti i rifiuti attualmente, definire degli obiettivi chiari su quanto materiale dovrà essere preparato per il riutilizzo e quanto dovrà essere riciclato per diverse tipologie di rifiuti. Inoltre, i piani devono indicare le azioni concrete da mettere in campo per assicurare che il riutilizzo e il riciclaggio avvengano con standard elevati di qualità. Infine, è importante prevedere come si valuterà se questi piani stanno effettivamente funzionando.
Oltre a questa direttiva “ombrello“, ci sono poi delle normative europee più specifiche che riguardano particolari tipi di rifiuti. Ad esempio, gli imballaggi, le pile e gli accumulatori, i veicoli che non sono più utilizzabili o le apparecchiature elettriche ed elettroniche sono collegate a discipline ad hoc. Per ognuno di questi flussi particolari, potrebbero esserci ulteriori richieste in termini di come devono essere pianificati e gestiti. Quindi, la cornice normativa europea è piuttosto articolata e mira a dare delle linee guida precise per una gestione dei rifiuti efficace e orientata alla sostenibilità.
In Italia, il principale riferimento normativo è rappresentato dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Testo Unico Ambientale), e successive modifiche e integrazioni. L’articolo 199 del D.Lgs. 152/2006 disciplina la pianificazione in materia di gestione dei rifiuti, con delle distinzioni territoriali.
Troviamo i piani regionali di gestione dei rifiuti, elaborati dalle Regioni, in conformità con i principi fondamentali stabiliti dalla normativa nazionale e nel rispetto degli indirizzi comunitari. Essi definiscono gli obiettivi generali e specifici della gestione dei rifiuti a livello regionale, individuano le infrastrutture necessarie (impianti di trattamento, smaltimento, recupero), stabiliscono i criteri per la localizzazione degli impianti e definiscono le misure per la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio e lo smaltimento dei rifiuti. A margine di quelli regionali, in alcuni casi sono previsti anche i piani provinciali, con maggiori dettagli.
Esistono poi i piani comunali o di area vasta, che possono essere elaborati dai Comuni o da loro aggregazioni per specificare ulteriormente le modalità di gestione dei rifiuti a livello locale, con particolare riferimento alla raccolta differenziata e ai servizi offerti ai cittadini.
Oltre ai piani pubblici, esistono obblighi di pianificazione anche per specifiche categorie di produttori di rifiuti. L’articolo 182 del Testo Unico Ambientale prevede che determinati soggetti, come le aziende che producono rifiuti pericolosi o un elevato quantitativo di rifiuti non pericolosi, debbano tenere un registro di carico e scarico dei rifiuti e presentare annualmente una dichiarazione ambientale (MUD). Sebbene non si tratti di un vero e proprio “piano” nel senso stretto del termine, questi adempimenti forniscono informazioni essenziali per la pianificazione a livello territoriale e per il monitoraggio della gestione dei rifiuti a livello aziendale.
Inoltre, specifiche normative settoriali possono imporre l’elaborazione di piani di gestione per particolari flussi di rifiuti all’interno di determinate attività produttive. Ad esempio, le aziende che gestiscono grandi quantità di imballaggi potrebbero essere tenute a predisporre piani per la loro riduzione, riutilizzo e riciclaggio.